Tutto ebbe inizio a Sodupe, quando Botella, l’allenatore, e Dani, un ragazzo di 14 anni, assistevano a una partita all’Hurtado di Saracho. Insieme al suo amico Luis Mari, completò la formazione giovanile locale, dando il via a una delle più grandi leggende dell’Athletic, con tappe precedenti a Getxo e Barakaldo.
Ieri, il stesso Daniel Ruiz Bazán ha ricordato questo episodio durante un evento commemorativo per il cinquantesimo anniversario del suo esordio come leone. L’iniziativa organizzata dalla peña El Txistu ha avuto un grande successo. Durante la cerimonia, Dani era circondato da numerosi ex compagni delle squadre degli anni ’70 e ’80, come Iribar, Carlos, Irureta, Garai, Vidal e molti altri.
Ha anche ricevuto video-messaggi da parte di ex compagni assenti, tra cui i Salinas, Churruca e Luis de la Fuente, e da rivali e amici della nazionale come Asensi e Santillana. Gli ex presidenti Lertxundi e Ana Urkijo erano presenti all’evento. Tra i partecipanti c’era anche Rafa Marañon, il giocatore che Dani sostituì al suo debutto internazionale; ha voluto partecipare di persona e, dopo aver scherzato, gli ha regalato la maglia con il numero 7 dell’Espanyol, personalizzata con il suo nome. “Lottatore nato”, “Predatore dell’area”, “Un esempio per tutti” e “Il nostro capitano per sempre” sono alcune delle definizioni dedicate a lui. “Non mi sono mai considerato un titolare”, ha confessato Dani. L’omaggio al numero 7 è stato davvero significativo.
Il monologo di Julen Axpe è stato davvero eccezionale.