Oh comandante, mio comandante!

Fino a poco tempo fa, indossare il braccialetto di capitano in un campo da calcio significava principalmente rappresentare la propria squadra di fronte all’arbitro, fungendo da portavoce e avendo la possibilità di discutere con lui, sempre che lo permettesse.

Tuttavia, oggi si può dire che il ruolo del capitano ha acquisito un significato molto più ampio, con un impatto significativo sul contesto circostante. Un esempio lampante è stato fornito dai capitani dell’Athletic Club, Oscar De Marcos e Iñaki Williams, durante la loro recente partita a Roma in Europa, quando si sono rivolti ai tifosi presenti per richiamarli all’ordine riguardo al comportamento inappropriato di una minoranza.

Hanno voluto sottolineare che sia i tifosi che i calciatori rappresentano un club, dei valori e una vasta comunità che sostiene l’intera organizzazione.

In tempi recenti, sempre all’Anoeta, abbiamo visto anche delle azioni significative da parte del capitano della Real Sociedad, Mikel Oyarzabal. Durante un incontro di Europa League contro l’Anderlecht, si è recato verso le aree colpite dai comportamenti inaccettabili di alcuni tifosi avversari per esprimere solidarietà. Pochi giorni dopo, in occasione della partita con l’Atlético de Madrid, ha affrontato i suoi stessi tifosi, richiamando all’ordine alcuni di loro, che si erano distinti con cori inadeguati. Quest’ultimo intervento pesa di più, poiché si rivolge ai propri sostenitori, un gesto non comune. Affrontare il proprio pubblico non è semplice come parlare con estranei che probabilmente non si rivedranno mai più.

Tuttavia, è ciò che ci si aspetta da un capitano: quando si rende necessario, deve farsi avanti e rappresentare il club come merita. E Mikel ha superato le aspettative.

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