Morientes: “Desidero scusarmi per la volta in cui si lanciava una banana a Roberto Carlos e noi ridevamo.”

Fernando Morientes, ex calciatore di squadre come il Real Madrid e il Valencia e attuale ambasciatore di LaLiga, ha espresso il suo rammarico nel riconoscere che “a volte si sente la necessità di chiedere scusa”. Questo perché, quando il suo compagno Roberto Carlos subiva insulti razzisti come lanci di banane, lui e gli altri ridevano.

“Sento di dover chiedere perdono perché, anche se nel nostro spogliatoio non si verificavano episodi di razzismo, tendavamo a minimizzare ciò che accadeva sugli spalti. Ho giocato con Roberto Carlos, Makelele e Seedorf, che ricevevano insulti, e invece di reagire, ridevamo”, ha ammesso l’ex attaccante durante un evento di LaLiga volto a contrastare il discorso d’odio nel calcio, evento al quale ha partecipato, tra gli altri, anche Javier Tebas, presidente dell’ente.

Morientes ha notato un significativo cambiamento rispetto al passato: “Osservo un’evoluzione perché vedo quanto eravamo diversi da adesso. In passato, un comportamento inappropriato riceveva approvazione da chi stava vicino, mentre ora la gente reagisce negativamente. Dieci anni fa questa situazione era normale; oggi non lo è più. Sebbene ci siano ancora episodi sporadici, è fondamentale continuare a lavorare per sperare di eliminarlo completamente,” ha aggiunto.

Durante la tavola rotonda, l’ex calciatore è stato affiancato da Marcos Senna, primo giocatore naturalizzato spagnolo a vincere il campionato europeo nel 2008, e altre figure come Cindy Lima, ex giocatrice di basket e campionessa d’Europa nel 2013, Carmen Menayo, del Atletico Madrid, e Auri Bokesa, ex atleta. Senna ha espresso la sua gratitudine verso la Spagna per le opportunità ricevute, che non avrebbe trovato nel suo paese natale, il Brasile, e ha risaltato l’importanza di Nico Williams e Lamine Yamal nella recente vittoria dell’Eurocup 2024 da parte della nazionale.

Per molti di noi, provenienti da contesti diversi e di colore nero, c’è una gioia aggiuntiva derivante dalle difficoltà che affrontiamo. Superarle ci offre una sensazione di felicità incredibile. È stato un grande piacere vedere Lamine e Nico brillare sul campo, diventando protagonisti insieme a Rodri nei campionati europei, ha dichiarato l’ex centrocampista. D’altra parte, Cindy Lima ha mostrato un atteggiamento positivo riguardo il progresso, sottolineando però che resta ancora molto da fare, soprattutto nel mondo dei social media. “Stiamo facendo bene nel mondo analogico, ma nella sfera digitale c’è ancora molto da percorrere. Non capisco cosa passa per la testa di chi è razzista. Il razzismo rappresenta un ulteriore gradino di odio. È ridicolo attaccare qualcuno per il lavoro del proprio genitore, ma quando il bersaglio è il colore della pelle, viene colpita l’identità della persona”, ha sottolineato l’ex atleta, portando alla ribalta il caso di Ana Peleteiro, spesso vittima di razzismo. “Ana Peleteiro affronta attivamente il tema e riceve tanto odio. Oggi, molti sportivi non si espongono su queste questioni per paura di apparire pesanti”, ha aggiunto. Anche Auri Bokesa ha sostenuto che stiamo procedendo nella giusta direzione, ma è fondamentale mantenere un alto livello di richiesta. Ha anche condiviso una riflessione sull’importanza di riconoscere i propri errori. “Parlo in prima persona delle mancanze che abbiamo, poiché ho notato che quando si osserva una donna allenatrice ci si aspetta sempre l’eccellenza, a causa della prevalenza maschile. Se una donna commette un errore, viene scrutinata in modo severo. Dobbiamo affrontare questi temi e noi che siamo più coinvolti dobbiamo lavorare intensamente su come giudichiamo gli altri”, ha concluso.

In conclusione, Carmen Menayo, atleta dell’Atlético de Madrid, ha sottolineato l’importanza di affrontare e risolvere queste questioni sia nelle squadre di élite che in quelle più piccole, parlando del calcio come strumento di inclusione. “Credo che lo sport, e in particolare il calcio, sia un mezzo che unisce le persone. Durante la mia carriera, ho condiviso lo spogliatoio fino ai 16 anni con ragazzi, e in quel contesto il genere non contava, poiché si condividevano sogni e emozioni”, ha dichiarato.

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