Non è consueto che calciatori, solitamente orgogliosi e sicuri della loro carriera, esprimano incertezze riguardo al loro futuro nello sport. Tuttavia, Sergio Camello si distingue dalla massa. Durante un’intervista al programma ‘Germen’ di RTVE, il giocatore del Rayo Vallecano ha manifestato i suoi dubbi su ciò che desidererebbe fare in futuro, affermando che, a volte, pensa che “potrebbe andare in un’altra direzione”, pur riconoscendo la difficoltà di un cambiamento.
“Sono già un calciatore professionista. A volte sorgono dei dubbi perché ci sono altre passioni che ti attraggono e ti rendi conto che la tua vita potrebbe prendere un’altra strada, ma ora sei qui e lasciare tutto diventa complicato. Questo deriva anche dalla pressione esterna, dalla quantità di persone che si sentono in diritto di giudicarti in base alle tue performance”, ha detto il calciatore.
Inoltre, il protagonista delle Olimpiadi ha discusso la sfida di trovare la felicità nel calcio. “Nel mio caso, come attaccante, se ho una giornata storta e sbaglio due gol, sento il peso della responsabilità, poiché rappresento un’intera comunità, un’intera squadra. Quando le cose non funzionano e non segni, il team non riesce a ottenere risultati. La gente esce dai propri lavori sperando di vedere la vittoria della propria squadra; se ciò non accade, la settimana inizia in modo negativo. Ti senti gravato da questa responsabilità e la gente ti critica; torni a casa e ti senti solo, ed è difficile, nessuno ti prepara ad affrontare questo”, ha spiegato.
Parlando dei social media, l’attaccante del Rayo Vallecano ha sottolineato l’enorme pressione derivante dai messaggi ricevuti su Instagram e Twitter: “La quantità di commenti che ricevo è opprimente”. “Ci sono molti più critici rispetto a chi ti fa complimenti e un ragazzo di 23 anni non è necessariamente pronto a gestire ciò; bisogna imparare a non farci caso, il che è ironico, dato che la gente ti dice: ‘non devi preoccuparti'”.
Sì, è falso, voglio dire, leggi qualcosa e poi torni a casa in una giornata storta…”, concludeva.
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