Uno dei temi più discussi dell’attuale stagione dell’Atlético di Madrid riguarda la presenza di Giuliano Simeone, il figlio minore dell’allenatore. Simeone ha sempre dichiarato che gestire un figlio tra i suoi giocatori sarebbe stato complicato. Quando Giovanni, il maggiore dei tre, era protagonista in Italia, l’idea di averlo sotto la propria direzione sembrava fuori discussione.
Tuttavia, con il passare del tempo, la situazione con Giuliano è cambiata, come ha spiegato durante un’intervista a Telemundo Deportes. L’allenatore argentino ha affermato che la sua visione di Giuliano è quella di un calciatore, non di un familiare.
“Ho sempre pensato che fosse impossibile”, ha detto, riferendosi a Giovanni mentre giocava alla Fiorentina e successivamente al Verona.
Ha messo in evidenza le differenze tra le due situazioni: “Acquistare un figlio per farlo giocare è una cosa, mentre è completamente diverso aver portato Giuliano all’età di 16 anni nell’Accademia, vederlo crescere e osservare i suoi progressi in Segunda, dove ha fatto molto bene; poi al Alavés, anche se ha affrontato un infortunio serio, si è ripreso, ha lottato e nella parte finale del campionato si è dimostrato fondamentale per la squadra”, ha proseguito.
Questa opportunità si è presentata grazie al lavoro e ai risultati ottenuti dal giovane, il quale ha attirato l’attenzione della nazionale con una chiamata per un’amichevole in vista delle Olimpiadi. “Ho pensato, sono suo padre, ma non sono certo stupido; è un calciatore e gioca per l’Atlético”, ha affermato durante l’intervista condotta dall’ex calciatore dell’Atlético, Maxi Rodríguez. “Voglio vincere. Che si chiami Simeone o Pérez, non fa differenza”.
Il preparatore ha chiarito la sua posizione riguardo al giovane calciatore, sottolineando che non avrà alcun riguardo o favoritismi di tipo paterno. “Non lo considero come un figlio durante il nostro tempo insieme al club,” ha dichiarato con fermezza. “La sua personalità si sta rivelando attraverso il gioco, e spero continui a svilupparsi con l’aiuto dei compagni, sia nel club che in nazionale, dove ha già avuto l’occasione di debuttare. Anche se sono padre, non sono ingenuo,” ha aggiunto, riferendosi a un talento che attualmente ha firmato un gol e tre assist.
Riguardo ai legami familiari, Simeone ha descritto la dinamica che caratterizza la sua vita privata. In questo contesto, il calcio ha un ruolo significativo, ma non è l’unico argomento di discussione. “Ho cinque figli, due femmine e tre maschi. Nel mio documentario ho raccontato che riuniamo la famiglia a tavola ogni mese o due per affrontare in modo diretto i vari aspetti delle nostre vite. Siamo molto schietti riguardo a ciò che ci manca e a cosa non ci diamo reciprocamente, per mantenere viva la relazione,” ha spiegato.
Poiché i suoi tre figli maschi sono calciatori, il tema dello sport è inevitabilmente presente nelle conversazioni quotidiane. “Parliamo di calcio spesso; Giuliano è più vicino, mentre Gianluca gioca anche lui a Madrid e Giovanni compete in Italia. Questo crea in noi una connessione, condividiamo pensieri e viviamo per una passione che ci unisce. Siamo stati fortunati a poter giocare a un calcio che riflette chi siamo davvero.”