Seconda parte dell’intervista a Iñigo Ruiz de Galarreta, realizzata prima che emergesse la notizia circa il suo infortunio muscolare moderato alla gamba sinistra. Si discute del suo passato, in relazione al presente, dei suoi esordi con la maglia dell’Athletic e dell’esperienza accumulata nel tempo, che lo ha portato a diventare il regista del centrocampo di Bilbao.
Per la prima volta, condivide anche i suoi pensieri riguardo a un episodio recente vissuto a Mallorca, dove ha ricevuto fischi dalla sua vecchia tifoseria dopo che i locali erano rimasti in dieci. Tuttavia, non prova risentimento. Sono passati anni da quando era un giovane talentuoso che brillava tra le giovanili di Lezama, debuttando in prima squadra nel 2011 sotto la guida di Bielsa.
“Ho avuto l’opportunità di realizzare il sogno di ogni giovane dell’Athletic, ma poi ci sono state le incertezze legate agli infortuni che mi hanno costretto a partire in prestito. Ho vissuto molte esperienze diverse in vari club, con allenatori variabili. Ho dovuto lavorare sodo, migliorare continuamente per crescere come calciatore. Questo processo mi ha reso più maturo e resiliente”. Quanto influiscono Javier Aguirre e altri allenatori sulla sua attuale interpretazione del gioco, che unisce abilità tecnica e grinta? “Il lavoro difensivo, la capacità di pressare, di interrompere le azioni avversarie e di fermare le contropartite, è un insegnamento che ho appreso da ogni mister e da tutte le esperienze vissute. La chiave è migliorare costantemente per proseguire nella propria crescita. Agli schieramenti di centrocampo, viene spesso richiesta la gestione della sfera, ma è altrettanto fondamentale saper interrompere il gioco avversario”.
Con la palla tra le mani, le azioni dei giocatori sono spesso più spettacolari, ma in una squadra è fondamentale che ciascuno contribuisca a una buona difesa. È essenziale mantenere alta la concentrazione, sapere quando fare falli e interrompere il gioco avversario. Dopo aver subito due falli pesanti da Samú Costa, sono stato fischiato mentre lasciavo Mallorca, il che ha portato alla mia espulsione. Come ho vissuto quell’episodio? È stata una situazione strana, considerando che ho trascorso tre anni meravigliosi lì. La mia famiglia ed io siamo stati molto felici, abbiamo un profondo affetto per l’isola, il club e tutti i miei compagni. Abbiamo vissuto momenti speciali come la promozione e due salvezze. Quando si nutre un così grande affetto per un luogo, certe situazioni possono far male di più rispetto a esperienze simili in altri stadi. Ma alla fine della partita, tutto torna alla normalità. Sono andato lì per dare il massimo e per difendere l’Athletic, e mi sono preso due falli duri. Non sono io a decidere le ammonizioni. Comunque, senza risentimenti, guardando al futuro. Quel giorno, porterò con me i momenti condivisi con i miei compagni, l’affetto delle persone del club, gli abbracci e le chiacchierate che abbiamo avuto. Questo è ciò che mi resta. Non cambierà mai l’affetto che ho per l’isola, per il Mallorca e per tutto ciò che ho vissuto. Spero solo che la prossima volta che tornerò, possa vivere una partita tranquilla. “Non cambierà mai l’affetto che ho per l’isola, per il Mallorca e per tutto ciò che ho vissuto.”
Durante una reciente entrevista, Íñigo Pérez compartió sus pensamientos antes del encuentro entre el Athletic y el Rayo Vallecano. Al preguntarle a qué jugador de su equipo eliminaría del partido, mencionó a Galarreta, calificándolo como el elemento fundamental que une al colectivo. Pérez recordó con cariño su relación con este jugador, destacando los momentos compartidos durante sus respectivas recuperaciones de lesiones: él tuvo una operación de tobillo mientras que Galarreta se recuperaba de una lesión en la rodilla. La cercanía entre ambos ha generado un fuerte vínculo. Además, expresó su satisfacción al ver a Galarreta avanzar y entrenar en la Primera División con tanto éxito. Aunque apreció los elogios que recibió, también reconoció que el afecto que le tiene Galarreta pudo haber influido en sus palabras. Para finalizar, rememoró sus inicios y confirmó que durante su tiempo en el Athletic, tanto él como Ager Aketxe, ahora en el Real Zaragoza, eran conocidos como “Zipi y Zape” debido a su estatura diminuta en comparación con sus compañeros. La complicidad entre ellos siempre fue evidente, ya que solían jugar juntos en el mediocampo a lo largo de todas las categorías.