L’ultimo sognatore del calcio contemporaneo

L’Athletic Club può essere considerato l’ultimo bastione di romanticismo nel mondo del calcio, ormai compromesso dalla brama di denaro di molti dirigenti. La Supercoppa in Arabia rappresenta solo l’epilogo di una situazione già insostenibile. Si tratta di un evento tanto artificiale quanto un miraggio in un deserto, pensato unicamente per generare profitti, senza alcun riguardo per il valore dello sport.

L’unico aspetto positivo dell’esperienza in terra araba è stato osservare come centinaia di tifosi, vestiti di bianco e con caratteristiche che richiamavano il deserto, abbiano dovuto assistere ad una sconfitta devastante per la loro squadra contro il Barcellona. Gli spalti sembravano creati da un algoritmo, con un pubblico urlante e maleducato, mentre per loro, il massimo della rotondità visto nella scorsa decade erano le escrementi dei cammelli.

Un altro motivo di soddisfazione è stato quello di seguire la partita tramite il canale francese L’Équipe, evitando le chiacchiere di Maldonado, noto erroneamente come Maldini, e godendo delle espressioni di quel ragazzo viziato chiamato Vini Jr, incapace di accettare la sconfitta. Per quanto riguarda la distribuzione dei fondi, non c’è molto da dire che non si conosca già, oltre alle minacce di portare anche la Supercoppa femminile in quel contesto. E nel frattempo, Piqué incassa più denaro dell’intero Mallorca e dell’Athletic messi insieme. Questo è il panorama, con Nadal, il loro ambasciatore, intento a fargli da spalla.

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