Senza alcun dubbio, tra le tante affermazioni che sono emerse dopo la partita di domenica contro il Getafe, quelle di Take Kubo si sono rivelate le più roboanti, definendo la prestazione della squadra come “vergognosa”. Queste parole risuonano forti e dirette, quasi strazianti.
Ma aveva ragione il giovanissimo di Kawasaki? Facciamo un passo indietro e riflettiamo. Che cosa significa provare vergogna? Consultiamo gli esperti del settore: “il concetto di vergogna oscilla da un semplice e imbarazzante momento di disagio (che sgradevole!) a un profondo senso di inadeguatezza: “non sono buono per nulla, sono un vero disastro”.
Questa emozione ci assale quando le nostre fragilità vengono alla luce, come se venisse tolto il velo e ci trovassimo a nudo, senza filtri. In quel momento, ci rendiamo conto delle nostre limitazioni, precipitandoci dalla nostra zona di comfort. E non è forse ciò che è accaduto lo scorso weekend ad Anoeta? Non è precisamente ciò che il Getafe ha fatto con la Real? Hanno messo in evidenza tutte le carenze del nostro team, esponendo le sue debolezze davanti a tutti. La squadra di Imanol è stata sconfitta da una delle formazioni che ha mostrato maggiori difficoltà nel concretizzare le azioni offensive, registrando statistiche piuttosto deludenti in questo aspetto, una condizione che, dopo la sconfitta di domenica, ha colpito anche la Real stessa. La nostra coscienza continuerà a rinfacciarci che siamo ben lontani da quella perfezione tanto agognata, con cui abbiamo flirtato in diverse occasioni. Adesso facciamo fatica a mantenere quegli standard qualitativi, e accettare questa realtà si sta rivelando un compito difficile. Abbiamo goduto di abbondanza a tutti i livelli e ora, nel dover gestire le risorse in modo limitato, ci troviamo in una posizione, per dirla in modo gentile, scomoda.
Tuttavia, è la situazione attuale -odio profondamente questa frase!-, e accettare le novità del nuovo cammino ci permette di affrontare il futuro con maggiore chiarezza. Se la vergogna si unisce a un senso di autocritica, ben venga! Ma se conduce a una diminuzione della nostra autostima, è meglio allontanarla. Cosa è cambiato da quel momento? Recentemente, un collega mi ha chiesto cosa pensassi fosse mutato nella Real Sociedad dal 9 marzo 2023 –(Roma 2-0 Real, all’Olimpico)– al 23 gennaio 2025 (Lazio 3-1 Real, sempre all’Olimpico). Questa domanda mi è stata posta poche ore prima dell’incontro successivo. Ho riconosciuto che il club, o meglio, la squadra, ha acquisito una maggiore esperienza e maturità in vari aspetti. Tuttavia, a livello sportivo, ho espresso alcune riserve riguardo alle possibilità di successo, date le premesse di questo nuovo anno. Quando il presidente parla senza esitazione di un nuovo ciclo –possiamo chiamarlo libro, ad esempio– è necessario rimanere all’erta. Guardando ai dati di fatto, il giorno di marzo 2023 la Real disponeva in campo di giocatori come Remiro, Zubeldia, Le Normand, Zubimendi, Merino, Silva, Illarramendi, Kubo e Sorloth, con Oyarzabal e Barrenetxea in panchina. Era l’undici di giovedì scorso contro la Lazio più forte di quello? Non darò una risposta, ma ho un’idea in mente. Domani, giovedì, si prevede l’arrivo a Donostia di circa 2000 tifosi del PAOK, e considerando gli episodi di tensione in questa stagione durante le partite europee, c’è una certa inquietudine tra le persone.
Tuttavia, sembra che i greci, considerati i fondatori della civiltà occidentale, agiranno in linea con tale aspettativa, cioè “in modo civile”, il che è già apprezzato per la sua rarità. La presenza garantita di circa 2.000 sostenitori greci domani al Reale rappresenta un notevole contributo per riempire gli spalti, che hanno subito un certo calo negli ultimi tempi, poiché, per vari motivi, la risposta del pubblico è stata notevolmente inferiore alla norma. Con i 2.000 greci sugli spalti del Reale, sarà necessario superare in modo significativo il traguardo dei 30.000 posti occupati.