Nel corso di questa stagione si è discusso molto dell’atteggiamento riservato dell’allenatore della Real Sociedad durante le partite. Si è parlato del suo linguaggio del corpo e di cosa potessero comunicare le sue espressioni dalla panchina. Spesso abbiamo sentito affermazioni come “Imanol sembrava giù di morale”, “non era più il solito allenatore sorridente”, e che gesticolava poco, apparendo più come un semplice spettatore.
Riflettendo su queste osservazioni, possiamo dire che c’era del vero. Imanol mostrava una certa ritrosia, una maggiore riservatezza rispetto a quanto eravamo abituati a vedere. Da qui nascevano varie ipotesi sulle ragioni di questo suo comportamento. Probabilmente, se chiedessimo direttamente a Imanol, lui negherebbe tutto e afferma che non c’è stata alcuna modifica nel suo modo di agire… anche se è consapevole che ciò non corrisponde a verità.
È come se avesse previsto che questa stagione differisse dalle precedenti. Le difficoltà che avrebbero colpito il percorso della squadra sarebbero state più intense, il che suscitava una naturale preoccupazione nel tecnico di Orio. Ha ripetutamente sottolineato che il gruppo è “in fase di sviluppo” e necessita di maggiore maturità per affrontare sfide specifiche. Ci stava forse mettendo in guardia su ciò che poteva accadere? La risposta potrebbe essere affermativa. Imanol non riesce a nascondere il suo stato d’animo incerto riguardo al presente, mentre attende che il futuro si dispieghi, portando con sé promesse di prosperità.
Imanol gestisce la sua realtà con la miglior competenza, cercando di nascondere il proprio disagio e, talvolta, trattenendo le parole. Tuttavia, riesce a ritornare a essere il Imanol che conoscevamo: un sorriso contagioso, pronto a dedicarsi completamente a una causa, sempre alla ricerca del lato positivo negli altri e nelle situazioni. È in grado di conquistare anche coloro che inizialmente lo respingevano. La sua serenità è evidente quando passeggia con il suo cane per La Concha e se sente più riposato, segno che ha ritrovato la gioia di vivere.
Negli ultimi tempi, si osserva con frequenza un fenomeno curioso: alcuni calciatori si fanno ammonire strategicamente per essere squalificati in una giornata specifica, considerata più vantaggiosa rispetto ad altre. Queste scelte sono il risultato di piani studiati, ma possono portare a situazioni grottesche, vedendo come talvolta tali manovre vengano realizzate in modo maldestro. Non è necessario fare nomi; abbiamo tutti esempi freschi nella memoria. Queste tattiche possono apparire astute a chi le concepisce, pensando di servire il bene della squadra, ma per me si tratta di semplici espedienti che minano il cosiddetto fair play, di cui parliamo quando ci conviene, dimenticandoci quando ci dà fastidio. Per avere autorità nel denunciare le ingiustizie che subiamo, dobbiamo essere onesti e presentare le nostre mani pulite. Ho sempre ritenuto che barare a un gioco da soli sia una sciocchezza.
E ora, il “ragazzo meraviglia” è tornato. Era assente, come un amico che hai voglia di rivedere, ma era solo una questione di tempo prima che riemergesse.
Sì, il ritorno di Ander Barrenetxea con la sua magica chistera è emozionante. Sebbene talvolta possa sembrare un po’ ansioso, è nel suo stile procedere con fretta. Ha ritrovato il suo istinto per i gol, avendo già realizzato sette reti, oltre a fornire passaggi decisivi. Ovviamente, benvenuto! Come avevo già detto, questo giocatore di origine russa è davvero talentuoso. Non intendo attribuirmi meriti, ma voglio esprimere il pensiero di coloro che hanno creduto nel suo potenziale, nonostante gli ostacoli iniziali che ha affrontato a Donostia. Bastarono solo quarantacinque minuti perché il pubblico lo acclamatasse. Questo rappresenta già un progresso significativo.