Dalla storica impresa del ‘Galacticazo’ a farsi sedurre dalla precarietà della Prima RFEF

Il Real Zaragoza ha comunicato la rimozione di Miguel Ángel Ramírez dal ruolo di allenatore e di Juan Carlos Cordero come direttore sportivo, assieme a tutti i membri del loro staff. La squadra, che da dodici anni milita in Segunda División, si trova attualmente a solo un punto dalla zona retrocessione in Primera RFEF, rischiando di affrontare uno dei peggiori fallimenti della sua storia.

Mentre si cerca di affrontare la situazione e di trovare dei sostituti per coloro che sono stati allontanati, si ricorda, quasi con nostalgia, che oggi segna il 21° anniversario di una delle più grandi imprese del club, che vanta nove trofei in bacheca, due dei quali a livello europeo.

Quel memorabile giorno del 2004, il Real Madrid allenato da Carlos Queiroz si presentò in finale a Montjuïc, cercando di conquistare il primo titolo di una stagione definita quella del “trébol” (Coppa, Liga e Champions). Il team madrileno, certo delle proprie forze, decise di arrivare alla città la notte prima dell’incontro, senza nemmeno una sessione di allenamento nel luogo della finale. Nel frattempo, il Real Zaragoza, guidato da Víctor Muñoz, si trasferì a Peralada per la preparazione, dove il tecnico, insieme al suo vice Raúl Longhi, adottò un metodo poco convenzionale: durante gli allenamenti, i presunti titolari giocavano con un uomo in meno rispetto ai loro avversari. “Abbiamo preparato con grande attenzione quella finale. Ci siamo concentrati a Peralada e abbiamo fatto partite di 12 contro 11 per trovare il modo di contrastare il potere e la superiorità del Madrid”, ha dichiarato.

Un anno fa, Longhi ricordava in un articolo su Mundo Deportivo come si fossero concentrati su Peralada, effettuando prove di gioco 12 contro 11 per studiare strategie contro l’influenza e il predominio del pallone del Madrid. La domanda riguardava se avessero simulato anche una situazione di inferiorità numerica in caso di espulsioni. A questa, Víctor rispose ridendo: “Esatto. Cani è stato espulso al 66° minuto con due cartellini gialli in un solo minuto, mentre loro hanno perso Guti nei tempi supplementari al 95°”. Dopo questa affermazione, Muñoz aggiunse che “se loro attaccavano con grande forza, noi ci trovavamo in inferiorità. L’unica soluzione era raddoppiare nelle posizioni, mantenere le linee serrate e rubare il pallone per ripartire in contropiede”.

Per quanto riguardava le formazioni, quella del Real Madrid era temutissima: César, Salgado, Helguera, Raúl Bravo, Roberto Carlos, Beckham, Guti, Figo, Zidane, Solari e Raúl. Da notare che Ronaldo, infortunate, mancava all’appello. Anche il Zaragoza presentava una formazione nostalgica, con Láinez, Cuartero, Álvaro, Milito, Toledo, Movilla, Ponzio, Cani, Savio, Dani e Villa, e illustri panchinari come Galletti e Juanele. “Avevamo provato una strategia nel Miniestadi al mattino, un classico per noi: un calcio da fermo diretto al secondo palo per la deviazione del centrale Álvaro.”

Il giorno della partita tutto sembrava seguire il copione previsto: al 23° minuto Beckham segnò su punizione. Tuttavia, ciò che molti consideravano un facile trionfo si trasformò rapidamente; in pochi minuti, Dani al 29° e Villa su rigore al 44° portarono in vantaggio i giocatori del Zaragoza all’intervallo.

Nel secondo tempo, dopo una punizione, Roberto Carlos riportò il punteggio in parità al 48′. Nonostante il Real Zaragoza fosse rimasto in dieci uomini al minuto 67 a causa dell’espulsione di Cani, riuscì a resistere fino ai tempi supplementari. La situazione si equilibriò al minuto 95 quando Guti ricevette il suo secondo cartellino giallo. Al minuto 111, un magnifico tiro di Galletti da fuori area portò il risultato finale a 3-2 a favore della squadra di Víctor Muñoz.

La pianificazione tattica fu fondamentale, soprattutto nelle azioni che portarono ai primi due gol della squadra locale. Longhi racconta: “L’abbiamo provata la mattina nel Miniestadi, anche se si trattava di una nostra giocata classica, su quella palla inattiva diretta al secondo palo per l’intervento del difensore Álvaro.” Víctor aggiunge: “Di solito, le squadre proteggevano il primo palo e noi agivamo in base a come si disponevano.”

Con la sconfitta in Coppa, il percorso verso la fine del primo progetto di Florentino Pérez iniziò. Dopo aver perso contro il Mónaco di Fernando Morientes nei quarti di finale di Champions League e aver ceduto punti preziosi nella liga, che alla fine fu vinta dal Valencia, Florentino si dimise il 27 febbraio 2006. Questo avvenne poco dopo la pesante sconfitta di 6-1 contro il Zaragoza in semifinale di Coppa, all’andata, che segnò l’inizio della disintegrazione del Real Madrid.

Inoltre, prima di quel match contro il Real Zaragoza nel 2004, la squadra blanca aveva già collezionato un’importante serie di trofei: due campionati di Liga, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, due Supercoppe di Europa, una Coppa del Re e una Supercoppa di Spagna.

Dopo la sconfitta contro i maños, il Real Zaragoza visse tre stagioni senza trofei, segnando la fine dell’era dei ‘Galácticos’. “Non abbiamo festeggiato ufficialmente il titolo per il tragico attentato dell’11-M avvenuto pochi giorni prima. Era un segno di rispetto per le vittime”, ricordano Víctor Muñoz e Raúl Longui. Questa è una parte della storia del Real Zaragoza che rimarrà sempre, ma ora è stata messa in ombra dagli anni difficili che devono affrontare i tifosi, i quali, nonostante tutto, continuano a esaurire gli abbonamenti e si spostano in massa per seguire la loro squadra ovunque.

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