Giocatori “sperimentali” in un Espanyol innovativo

Lo sport e la medicina sono strettamente interconnessi, soprattutto in ambiti di alta competizione come il calcio. La salute riveste un’importanza fondamentale, e per celebrare il 125° anniversario, l’Espanyol, attraverso il Club 1900, ha organizzato un evento per dare voce a esperti di rinomata fama nel settore.

Nella sala Pau Gil, situata nel prestigioso complesso modernista di Sant Pau a Barcellona, si sono riuniti illustri rappresentanti della medicina sportiva per un tavolo di discussione moderato da Edurne Cubero, responsabile marketing della Clinica Corachan. Prima di iniziare, si è tenuto un toccante omaggio al Dottor Carles Miñarro, il cui operato è stato accolto da un lungo applauso che ha impostato il tono dell’incontro.

Fin dall’inizio, è emerso chiaramente l’impegno dell’Espanyol per un modello in cui la medicina ha un ruolo di primo piano. Come ha sottolineato il Dottor Narciso Amigó de Bonet, Direttore della Salute del club, “La medicina sportiva era vista come marginale; è stata necessaria, ma il calcio moderno deve compiere un salto qualitativo in cui la medicina giochi un ruolo centrale”. Questa filosofia si unisce all’idea della “settimana della salute”, un’iniziativa che l’anno scorso ha raggiunto traguardi record in Catalogna per il numero di donazioni di sangue in un solo giorno. Dai ricordi di Pocchettino a Johan Cruyff, tra aneddoti e riflessioni, è emersa l’importanza di un servizio medico d’eccellenza. Josep Antoni Rodríguez, esperto in medicina sportiva e membro della commissione antidoping della Catalogna, ha condiviso con ironia e convinzione: “Dicevo a Pochettino che preferisco avere 22 giocatori e che il budget per il 23° debba essere investito in un buon servizio medico”. E, citando un ex calciatore del Barcellona, ha confermato: “Il denaro deve stare in campo e non in banca”, un pensiero riassunto dal dottore del club perico.

Amigó ha espresso con orgoglio la presenza di un team altamente qualificato, composto da trenta fisioterapisti, cinque nutrizionisti e diversi medici, che, insieme a progetti come La Penya Mèdica Perica e la Peña Pericos Sanitaris, posizionano l’Espanyol come un leader nella gestione della salute sportiva. Questa sinergia tra la direzione sportiva e il personale medico e tecnico si traduce in risultati straordinari: insieme al Getafe, l’Espanyol è emerso per avere il minor tasso di infortuni fino ad ora. Amigó ha affermato che “il calciatore è un laboratorio”, sottolineando che ogni atleta è monitorato meticolosamente in termini di condizione fisica per garantire il “massimo rendimento possibile”. Per spingere oltre le prestazioni, ha anche rivelato l’acquisto di attrezzature per l’ipossia, destinate a riprodurre condizioni di allenamento ad alta quota, e macchinari iperbarici che contribuiscono a migliorare le performance degli sportivi. Ha concluso affermando: “Nei prossimi incontri i giocatori correranno come razzi, come accaduto durante i playoff, dove sembravano volare”.

Per quanto riguarda la riabilitazione dagli infortuni e l’importanza dei giovani atleti, è stata sottolineata la necessità di trattare e prevenire lesioni gravi nel calcio, un argomento di grande attualità, soprattutto rispetto ai più giovani. Il rinomato Dr. Ramon Cugat ha indicato che “ogni settimana si eseguono 20/30 interventi ai legamenti crociati”, molti dei quali riguardano bambini. Sia Cugat che Narciso Amigó hanno rimarcato l’importanza della prevenzione, enfatizzando che i punti cruciali sono “i trattamenti immunologici, l’allenamento invisibile, le nuove superfici di gioco e il tipo di scarpe utilizzate dai ragazzi”. A livello professionale, si rileva un notevole progresso nel recupero da infortuni gravi, grazie all’uso di fattori di crescita, come ha sottolineato il Dr. Cugat.

Ramon Cugat ha sottolineato che non è necessario ricorrere all’uso di fattori di crescita per i trattamenti. Club come l’Espanyol stanno adottando tecniche all’avanguardia, le quali si sono rivelate fondamentali nel processo di recupero degli atleti. Durante un tavolo di discussione, anche personalità di fama internazionale, tra cui Edu Mauri, consulente per le prestazioni del Manchester City, hanno partecipato e offerto importanti spunti. Mauri ha messo in evidenza le differenze tra le condizioni fisiche richieste in Premier League rispetto a quelle di LaLiga, affermando che in Inghilterra ogni squadra schiera atleti d’eccezione che corrono incessantemente. Ha evidenziato la necessità di un approccio medico che tenga conto delle specificità di ogni ambiente calcistico, commentando come “i giocatori vengano comprati in base al loro peso”.

La discussione ha inevitabilmente toccato il tema delle tecnologie avanzate, dei dati e dell’intelligenza artificiale. Tutti i partecipanti concordavano sull’importanza dell’aspetto umano. Mauri ha fatto notare che le statistiche sono sempre relative e perciò non possono sostituire il giudizio umano, citando un episodio in cui una squadra aveva il 99% di probabilità di vincere contro il Real Madrid, ma alla fine sono stati i blancos a prevalere. Cugat ha avvertito che l’intelligenza artificiale “creerà delle sfide”, pur non essendo ancora completamente sviluppata; sarà in grado di affinarsi con l’aumento dei dati disponibili. D’altro canto, Amigó ha dichiarato chiaramente di non voler ricevere statistiche, spiegando che non informerà l’allenatore di escludere un portiere o un attaccante sulla base di una probabilità del 97% di infortunio. Infatti, ha rivelato che in questa stagione fino a cinque giocatori dell’Espanyol sono scesi in campo nonostante fossero infortunate: “Occorre spingersi fino al limite”.

Si è concluso uno dei primi eventi dedicati al 125° anniversario dell’Espanyol, caratterizzato da una serie di domande e ringraziamenti, arricchito da aneddoti. È stata una conversazione informale con illustri medici, esperti di fama che hanno condiviso le loro conoscenze presso il Sant Pau, un incontro raro per la straordinarietà e la varietà dei temi trattati nel campo della medicina.

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