Giuliano ha affermato: “Il cognome Simeone? Ho sempre desiderato essere riconosciuto per il mio nome”

Giuliano Simeone si sta rivelando una delle sorprese più interessanti della stagione per l’Atlético de Madrid. Il più giovane della famiglia sta vivendo un momento straordinario con la squadra madrilena, attirando così l’attenzione di molti appassionati di calcio che non lo avevano considerato prima.

Finora ha realizzato quattro reti e fornito sette assist. Durante un’intervista con Cronache di Spogliatoio, ha discusso vari argomenti.

NATURALIZZATO ITALIANO
“Non ho molti ricordi, per essere sincero! Sono nato in Italia, ma ci ho vissuto solo per alcuni anni.

Ho lasciato il paese quando avevo quattro anni per trasferirmi in Argentina: non parlo italiano, in realtà conosco solo alcune espressioni, come ‘Ciao’, ‘Come stai?’ e ‘Tutto bene’”.

IL SUO RITORNO ALL’ATLÉTICO
“Quando sono tornato all’Atlético, inizialmente giocavo poco, anche perché non ero al meglio delle mie condizioni. Ho dovuto adattarmi e trovare il ritmo di un club così importante, e ci ho messo un po’ a farlo. Ho faticato ogni giorno per dare il massimo e raggiungere un livello che mi consentisse di giocare anche solo cinque minuti o di partire titolare. Ho sempre dato il 110% per questa squadra, e ora sono felice perché le cose stanno cambiando in meglio”.

I SUOI FRATELLI
“Ho sempre avuto un buon dialogo con i miei fratelli, che sono più grandi di me e mi hanno fornito molti consigli, non solo calcistici. Ho sfruttato la loro esperienza e ascoltato i loro consigli per migliorare”.

LA MIA ESPERIENZA A NAPOLI
“Ho visitato Napoli per vedere mio fratello Giovanni. Sono rimasto colpito dall’affetto che riceve in Italia, lo considero un grande calciatore. Quando ha vinto lo Scudetto con il Napoli, sono stato davvero felice per lui. Ho seguito le celebrazioni che hanno invaso la città e sono state davvero straordinarie. La città ha dato di matto, tutto è cambiato. Merita tutto questo. Conosco il suo impegno quotidiano e quanto lavoro ha fatto nel corso degli anni per raggiungere questo livello. Inoltre, quando vado a trovarlo… il cibo è delizioso! Pasta, pizza…”.

IL SUO PERCORSO
“Nel 2018 sono passato all’Atlético e sono entrato nella squadra giovanile. Ho giocato in diverse categorie e abbiamo vinto il campionato. È stato emozionante trionfare nella Divisione d’Onore e grazie ai miei progressi sono passato alla seconda squadra, l’Atlético B: siamo retrocessi in quarta divisione, ma nell’anno successivo abbiamo ottenuto subito la promozione tornando in terza. Quell’anno ho avuto la possibilità di giocare con regolarità e mi sono guadagnato un prestito al Zaragoza, dove ho vissuto un’esperienza fantastica in un club con una tifoseria molto affezionata, tanto che l’Alavés in prima divisione mi ha cercato. Sarò sempre grato per quella opportunità, sfortunatamente dopo una pre-stagione eccezionale mi sono infortunato una settimana prima dell’inizio del campionato: ho perso tutta la prima parte della stagione. L’Atlético mi ha supportato molto durante questo difficile periodo, così come la mia famiglia e i miei amici”.

IL NOME SULLA MAGLIA
“Quando sono passato nella seconda squadra dell’Atlético, per la prima volta ho dovuto scrivere il mio nome sulla maglia. I miei fratelli hanno sempre avuto il cognome ‘Simeone’ sulle spalle e, dopo aver riflettuto a lungo, mi sono reso conto che fin da piccolo desideravo essere riconosciuto per il mio nome piuttosto che per il cognome. Così ho scelto di usare ‘Giuliano’ per costruire il mio percorso personale, che è sempre stata la mia ambizione: in campo voglio essere semplicemente Giuliano. Un cammino unico per diventare un grande giocatore nell’Atlético, che è il mio obiettivo qui.”

LA CHIAMATA DELL’ATLÉTICO A MIO PADRE
“Quando l’Atlético contattò mio padre per la prima volta era il 2011 e ci trovavamo sulla spiaggia. Stavamo passando due giorni di vacanza a Mar del Plata, in Argentina, lui era senza squadra e lo hanno contattato per offrirgli questa opportunità. Era indeciso, ma io gli dissi subito: ‘Papà, ti rendi conto che Messi gioca in Spagna? Significa che potresti affrontarlo insieme a Cristiano Ronaldo, devi assolutamente andare a giocare contro di loro!’. Come figlio, in quel momento pensai: ci troviamo in Argentina, se lui va in Europa e comincia a vincere, potrebbe non tornare mai più. Ma gli dissi di partire.”

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