Giuliano Simeone, calciatore dell’Atlético de Madrid, ha catturato l’attenzione di molti che prima non lo conoscevano bene. Nella sua stagione completa con la maglia colchonera, la sua seconda in LaLiga, ha impressionato tutti, nonostante un infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi per gran parte della scorsa stagione mentre era all’Alavés.
La sua esplosione è stata coronata dalle ottime prestazioni con la nazionale argentina.
Sebbene Giuliano provenga dal settore giovanile dell’Atlético, ha iniziato la sua carriera calcistica nel River Plate. È proprio lì che Jorge Gordillo, noto come il ‘Tapón’, ha contribuito alla sua formazione, insieme ad altri talenti come Enzo Fernández.
“Era molto appassionato di allenarsi. Riflette un po’ l’intensità con cui suo padre viveva il calcio. Anche lui ha questa stessa predisposizione. È una questione di genetica; possiede il DNA del padre”, ha dichiarato Gordillo.
Giuliano, nonostante la sua altezza, ha sempre dimostrato una notevole abilità nel gioco aereo. Ricordo un gol che segnò, il quale contribuì a farci vincere il campionato di ottava divisione. Si trovò in posizione per segnare, arrivando da dietro, simile a quanto fatto recentemente contro il Brasile. Secondo il formatore di River Plate, era già molto determinato da piccolo. “Anche se era giovane, non smetteva mai di provarci, ed è questo ciò che chiediamo sempre ai ragazzi. Durante gli allenamenti non l’ho mai visto arrabbiato o demotivato; arrivava sempre pronto e disponibile. Non c’era bisogno di esortarlo a dare di più, lo faceva in modo naturale”, ha commentato riguardo l’attaccante dell’Atlético de Madrid, che fino a ora ha realizzato quattro reti e fornito sette assist in 37 match, di cui 29 da titolare.
Nel corso del tempo, si è rivelato come Giuliano sappia approfittare di ogni minimo particolare del gioco, che si tratti di indurre un avversario a ricevere un secondo cartellino giallo o di anticipare un pallone in un contrasto difficile. Secondo ‘Tapón’ Jorge Gordillo, queste sono caratteristiche fondamentali del calciatore originario di Roma. “Era astuto e molto concentrato sul gioco. Non era necessario dirgli nulla per farlo impegnare; era sempre vigile sulle giocate e sui ripiegamenti. Ha sempre mostrato grande generosità nei confronti del suo team. Mi ricorda Antonio Alzamendi, per la sua capacità di alternare fase difensiva e offensiva, rendendosi difficile da marcare. Antonio era quel tipo di giocatore che desideravi avere, poiché ti aiutava in difesa e, in seguito, si lanciava in attacco,” ha concluso.