Coupet si è innamorato dell’Atlético e del campionato spagnolo: “Provo un profondo rammarico”

Il celebre portiere francese Grégory Coupet, che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’Olympique Lyon, ha avuto un’esperienza breve ma significativa nel calcio spagnolo, precisamente con l’Atlético di Madrid, durante la stagione 2008-2009. Anche se molti lo ricordano con affetto mentre vestiva la maglia del club francese, dove conquistò sette titoli consecutivi, il suo capitolo spagnolo è rimasto impresso nella memoria.

Nonostante il suo passaggio all’Atlético, la sua carriera non si è conclusa lì, poiché ha poi continuato a giocare nel Paris Saint-Germain.

A distanza di anni, Coupet ha condiviso i suoi sentimenti riguardo alla sua breve esperienza nella Liga in un’intervista con L’Équipe.

Ha espresso un forte rammarico per aver trascorso solo un anno in Spagna, affermando di essersi trasferito per la voglia di continuare a giocare. Avrebbe desiderato restare per due o tre stagioni con l’Atlético e concludere la sua carriera lì, dove si è divertito molto.

Ricorda con piacere il suo unico incontro al Santiago Bernabéu con l’Atleti, pur essendo rimasto in panchina. Coupet ha descritto l’atmosfera che ha respirato, sottolineando la mancanza di ostilità tra i tifosi, nonostante si trattasse di un derby. Ha notato il rispetto tra le varie tifoserie e ha trovato l’ambiente accogliente, privo di violenza, contrariamente a quanto accade in Francia. Gli appassionati, secondo lui, erano molto rispettosi, anche in fila, e gli stadi offrivano un’atmosfera conviviale e sicura, dove anche i genitori potevano portare i propri figli senza timori.

Non cercavano folle e non c’erano spintoni, ha spiegato. Inoltre, si è meravigliato del modo in cui i media seguono le squadre. “Ogni volta che si giocava un derby o un clásico, in città c’era un conto alla rovescia. Sui mezzi d’informazione, era qualcosa di enorme. Il Real Madrid occupa sei pagine ogni giorno nei principali quotidiani e ogni aspetto viene trattato. Ogni gesto, ogni foto, ogni parola… Tutto veniva amplificato e distorto. La gente parlava del prossimo incontro per strada, ma con grande rispetto. Non c’era nessun attacco”, ha commentato. “Di solito, i messaggi erano positivi. La passione era palpabile. Vivevano questi momenti intensamente, ma senza rancore. La città era divisa, ma non c’era motivo di preoccuparsi; ci si poteva muovere senza problemi. Ciò che apprezzavo di Madrid era la passione dei suoi abitanti per il calcio, in particolare per questo sport. Quando andavano allo stadio, desideravano assistere alla partita. Questa è cultura spagnola. Certo, bisognava vincere, ma farlo giocando bene”, ha concluso.

L’Osasuna si colloca al sesto posto per quanto riguarda l’efficacia realizzativa, con cinque squadre che lo precedono in questa classifica

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