La settimana scorsa, in questa stessa rubrica, ho affermato che per la Real Sociedad l’Europa non rappresentava più una scelta, ma un dovere. Questa considerazione l’avevo espressa prima di conoscere l’andamento della partita contro il Mallorca, ma il risultato ovviamente non cambia la mia posizione, considerando le difficoltà che i loro avversari hanno nel conquistare punti.
Quando, diversi anni fa, il presidente Aperribay dichiarò che la squadra doveva “tornare costantemente in Europa”, non lo fece semplicemente per pura retorica, ma tracciava una strategia chiara per il futuro del club, se desiderava passare da una realtà modesta a qualcosa di più significativo.
A tal proposito, ricordo le parole di Luka Sucic, che ha definito la Real un club intermedio, un passo verso le grandi squadre. Questa affermazione ha infastidito parecchi tifosi, anche se, in verità, ha soltanto messo in evidenza ciò che molti pensano in silenzio. Analogamente, mi vengono in mente le affermazioni ripetute di Claudio Bravo, il quale, nonostante ciò, ha sempre dimostrato un forte attaccamento alla Real durante la sua permanenza. È proprio per questi motivi che il presidente all’epoca fece quelle osservazioni; era consapevole che la Real doveva crescere in ogni aspetto se voleva diventare un club rispettato e un punto di riferimento per calciatori di talento. Ecco perché, pur cercando di rispettare i punti di vista di alcuni dei nostri sostenitori, non riesco a condividere l’idea di accontentarsi di risultati significativi in competizioni minori, come la Conference, trascurando opportunità più ambiziose e legittime come l’Europa League o addirittura la Champions.
Imanol, quando è stato interrogato recentemente sulle possibilità di partecipare alla Champions, non ha mostrato segni di panico, ma ha lasciato aperta la possibilità di questa eventualità. La ragione è chiara e non necessita di ulteriori spiegazioni da parte mia o di chiunque altro. Per la Real non ci sono più vie di ritorno, per fortuna. Dopo la sconfitta di sabato scorso a Anoeta, e il pessimo scenario che si era delineato, al termine della giornata la situazione non è così drammatica come si pensava inizialmente. Sebbene il Mallorca, grazie alla sua vittoria, sia riuscito a superare nuovamente la Real, il divario non è così significativo come si credeva, e la Champions pare ora un sogno lontano. Fortunatamente, i danni sono stati contenuti, complice anche la scarsa performance delle squadre concorrenti. Ciò è legato all’inconsistenza della “classe media” del campionato, che procede a strappi, senza mai trovare una continuità che le permetta di puntare a obiettivi più alti o almeno di stabilizzarsi nella parte medio alta della classifica. Tra il Celta, attualmente settimo e reduce da una sconfitta in casa, e il Valencia – da considerare nel contesto – ci sono solo sei punti, con 21 ancora da giocare. La Real naviga in un gruppo di sette punti, dimostrando una certa imprevedibilità. È un peccato che la squadra di Imanol non riesca a esprimersi con maggiore solidità, poiché in un contesto simile, un txuri urdin al cento per cento potrebbe facilmente emergere come il migliore.
La mancanza di reti ci penalizza. È più corretto affermare “l’assenza di gol”, poiché attualmente la Real, rispetto al numero di segnature, si troverebbe in zona retrocessione, insieme a Leganés e Valladolid. I dati difensivi continuano a sostenere la Real; in questo aspetto, sembra essere la squadra meglio strutturata in fase di contenimento della parte centrale della classifica, a parte il Getafe. Tuttavia, è evidente che senza affrontare il primo dei problemi…