Negli anni ’90, si è assistito a un ricco panorama di portieri che hanno lasciato un’impronta significativa nel nostro immaginario. Con la fine delle cessioni, questi giocatori hanno iniziato a guadagnare attenzione per le loro abilità con i piedi. Tra di essi spicca Juanjo Valencia, originario di San Sebastián e nato nel 1971, che divenne un beniamino a San Mamés e che ha anche avuto una carriera nel Siviglia, dove ha giocato durante la stagione 1999-2000.
Ricorda quell’anno come “un periodo difficile”, ma ha anche “ottimi ricordi” di quell’esperienza. Valencia ha vestito le maglie di altre squadre, tra cui lo Sporting (2000-2004), il Nàstic (2004-2006) e il Racing de Santander (2006). Oggi è l’allenatore dei portieri del Leganés e ha rilasciato un’intervista a EFE.
Domanda: Com’è il morale della squadra? Ogni partita è oramai decisiva?
Risposta: Assolutamente sì. Siamo arrivati a un punto del campionato in cui ogni partita ha un significato cruciale. Mancano cinque gare e abbiamo quindici punti a disposizione, e abbiamo bisogno di conquistare una buona parte di essi. Attualmente, ogni singolo incontro rappresenta una questione di vita o di morte. Siamo motivati e pronti ad affrontare questa sfida; è vero che stiamo competendo con buone prestazioni. Tuttavia, ci manca forse la capacità di trasformare le nostre prestazioni in risultati, ma sono certo che la squadra crede di poterlo fare.
Domanda: Che ricordi ha della sua esperienza al Siviglia, che è stata piuttosto breve?
Risposta: Ho bei ricordi di quel periodo. È vero che non è stata un’annata semplice, poiché il Siviglia di allora era un club alle prese con notevoli difficoltà finanziarie, ben lontano da quello che abbiamo visto negli anni successivi, in cui ha conquistato numerosi trofei. È stata un’annata molto difficile, poiché la squadra è retrocessa. Tuttavia, ricordo con piacere il club, i tifosi e la città. È una grande realtà calcistica.
P: Con il rinnovato interesse per la nostalgia e l’aumento nella vendita di magliette vintage, molte persone affermano di preferire il calcio di un tempo rispetto a quello attuale. Avresti mai desiderato giocare in un’epoca diversa dalla tua?
R: Non mi sono mai posto questa domanda. Per me, quel periodo è stato davvero speciale. Il calcio ha subito diverse evoluzioni e ora ha una maggiore visibilità. Tuttavia, non avrei voluto cambiarlo, sinceramente.
P: Un portiere della sua caratura potrebbe adattarsi al gioco di oggi?
R: È difficile da dire. Oggi il profilo del portiere è completamente diverso dal mio, chiaramente. Attualmente, i portieri sono di dimensioni molto più grandi e hanno un altro approccio al gioco. Penso che confrontare epoche sia complicato, proprio come mettere a confronto un tennista degli anni Ottanta con uno contemporaneo. Negli eventi di quel tempo avrei potuto diventare un portiere professionista, ma ora sarebbe più complicato a causa dei cambiamenti nel modo di vedere il ruolo.
P: È possibile essere un buon portiere al giorno d’oggi senza saper utilizzare bene i piedi?
R: È una situazione complessa. Penso che oggi questa abilità sia fondamentale. È vero che ci sono squadre che richiedono maggiormente questa competenza rispetto ad altre, tuttavia credo che il portiere debba sempre più eccellere anche in questo aspetto.
P: Ci sono state molte trasformazioni, ma i preparatori dei portieri esistono da tempo e continuano a esserci. Qual è la vostra importanza?
R: Credo che il calcio sia diventato molto più professionale. Nei miei tempi c’erano già allenatori per portieri, ma in alcune stagioni non ne avevo neppure uno e continuavamo a dare buone prestazioni. Oggi, la figura non è solo quella del preparatore dei portieri, ma anche degli analisti, dei psicologi e dei preparatori fisici… tutto ciò ha acquisito un valore significativo e ha arricchito il mondo del calcio.
P: L’allenatore dei portieri assume anche un ruolo psicologico, giusto? Ad esempio, ha dovuto affrontare un compito particolare nel gestire Marko Dmitrovic dopo l’errore contro il Betis?
R: Certamente, è fondamentale sapersi occupare anche di questi aspetti. Il legame tra il portiere e il suo allenatore è molto stretto, probabilmente più di quello tra un giocatore e il proprio allenatore. È cruciale gestire questa dinamica perché, nonostante Marko possa avere molta esperienza, è importante essere presenti per lui e assicurarsi che non venga influenzato negativamente. Devi anche pianificare il lavoro della settimana per rinforzare quegli aspetti che ritieni necessitano di attenzione. Non siamo psicologi, ci mancherebbe, ma grazie all’esperienza dobbiamo offrirgli supporto.
P: Inoltre, è necessario lavorare con i portieri che non sono titolari, vero?
R: Esatto. A volte è addirittura più impegnativo. Quest’anno, ad esempio, Juan Soriano ha iniziato la stagione giocando bene, ma poi è passato a non giocare più. Considerando che veniva da tre anni di presenze consecutive a Tenerife, gestire questa situazione non è semplice. È fondamentale essere vicino a loro, fornire supporto, cercare di guadagnarsi la loro fiducia e trovare la motivazione quotidiana per affrontare eventuali problematiche.
P: Com’è il rapporto con Borja Jiménez?
R: Ho un ottimo rapporto con Borja. È una persona che apre molto ai consigli di chi lavora con lui. Le decisioni spettano a lui, mentre noi cerchiamo di supportarlo al meglio delle nostre possibilità.
P: Qual è stato il consiglio migliore che un allenatore le ha mai dato?
R: La cosa fondamentale è sentirsi supportati da un allenatore, non solo nei momenti di successo, ma anche quando si commettono errori. Questa fiducia è cruciale, soprattutto per un portiere, poiché sapere di avere il sostegno dell’allenatore fa la differenza. Cerco di mantenere una prospettiva serena, poiché l’errore è parte del gioco. Questo è ancora più evidente nel ruolo di portiere, dove gli errori tendono a risaltare. Provo a non farne una tragedia.
P: Joan García è il miglior portiere giovane che ha visto recentemente?
R: Sì, probabilmente è proprio così. Ha dimostrato di essere un portiere completo, capace di trasmettere grande sicurezza nonostante la sua giovane età. Quest’anno il suo contributo all’Espanyol è stato eccezionale. Pensiamo a cosa significhi per una squadra come l’Espanyol guadagnare otto o nove punti in più. Stiamo osservando un portiere che nei prossimi anni potrebbe diventare un punto di riferimento a livello europeo.