Addio a Gianni Savio, il principe del ciclismo italiano

Il mondo del ciclismo piange la scomparsa di un grande manager e scopritore di talenti.

Una carriera straordinaria nel ciclismo

Gianni Savio, noto nel mondo del ciclismo come ‘Il Principe’, ha lasciato un segno indelebile nel panorama sportivo italiano e internazionale. Nato a Torino, Savio ha dedicato oltre quarant’anni della sua vita alla gestione di squadre ciclistiche, dimostrando una straordinaria capacità di scoprire e valorizzare talenti.

Tra i suoi più celebri protetti spicca il colombiano Egan Bernal, vincitore del Tour de France nel 2019 e del Giro d’Italia nel 2021. La sua morte, avvenuta all’età di 76 anni dopo una lunga malattia, ha colpito profondamente il mondo dello sport, che lo ricorda come un uomo di grande umanità e competenza.

Un uomo di sport e passione

La passione di Savio per il ciclismo affonda le radici nella sua famiglia, ereditata dal nonno materno Giovanni Galli, campione italiano tra gli indipendenti all’inizio del Novecento. La sua carriera da manager è iniziata nel 1985, anno in cui ha seguito un corso di team manager organizzato dalla Federazione Ciclistica Italiana. Da quel momento, ha guidato diverse squadre e nazionali, tra cui la Colombia e il Venezuela, portando alla ribalta corridori di grande talento. La sua visione e il suo approccio innovativo hanno contribuito a scrivere pagine importanti della storia del ciclismo.

Un lascito di talenti e successi

Nel corso della sua carriera, Gianni Savio ha avuto il privilegio di lavorare con alcuni dei nomi più illustri del ciclismo. Corridori come Michele Scarponi, Davide Rebellin e Ivan Basso hanno avuto l’opportunità di crescere sotto la sua ala. Savio non era solo un manager, ma un vero e proprio mentore, capace di trasmettere la sua passione e il suo amore per questo sport. La sua capacità di scoprire talenti è stata riconosciuta da tutti, e il suo contributo al ciclismo rimarrà nella memoria di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e lavorare con lui.

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