Jannik Sinner in un’intervista a Marca si racconta: “Il mio carattere? Tutto viene dall’educazione che ho ricevuto dai miei genitori. Mio padre è cuoco, mia madre è cameriera nello stesso ristorante e rispettano molto il lavoro. Mi hanno sempre insegnato a rispettare tutti”.
Anche l’altoatesino ha però rotto un paio di racchette nella sua carriera: “E una me la ricordo. Era al Trofeo Bonfiglio, vicino Milano. Persi ai quarti dopo aver avuto un match point e ruppi la racchetta. Uscendo dal campo ero arrabbiato con me stesso molto più per aver rotto la racchetta che per aver perso la partita.
Mi dissi che quel tipo di attitudine non andava con la mia personalità”.
Poi i campioni da cui desidera apprendere di più. Su tutti Nadal e Djokovic: “Si apprendono tante cose da un 20 volte vincitore Slam. Sia Rafa che il suo team sono persone normali: se ci si diverte ci si diverte, se ci si allena ci si allena. Nole? Piatti lo allenava quando aveva l’età che ho io oggi. Ha aiutato a rilanciare molte carriere. Mi racconta le storie di molti giocatori. Parliamo tutto il tempo e guardiamo partite quando siamo ai tornei. La mia vita è il tennis”.
Gli allenamenti con Maria Sharapova: “Mi impressionò per la sua professionalità. Il suo tennis era incredibile, cosa ovvia visti i risultati. Aveva quel tipo di mentalità differente e speciale che hanno pochi giocatori. Ho provato a capire come avere quel carattere. Passare tempo con questa gente ti migliora sia come tennista che come persona”.