Sara Errani e Andrea Vavassori difendono il doppio misto agli US Open

I tennisti italiani si oppongono alla trasformazione del torneo di doppio misto

La protesta dei campioni in carica

Sara Errani e Andrea Vavassori, i campioni in carica del doppio misto agli US Open, hanno espresso la loro contrarietà alla decisione degli organizzatori di modificare radicalmente il formato del torneo. In una lettera aperta, i due tennisti italiani hanno sottolineato l’importanza della tradizione e della storia del tennis, affermando che il cambiamento proposto rischia di snaturare l’essenza di una competizione storica.

“Vincere insieme gli US Open è stato uno dei momenti più belli della nostra carriera”, hanno dichiarato, evidenziando il calore e il sostegno ricevuti dai tifosi italiani.

Critiche al nuovo formato

Il nuovo formato prevede che il doppio misto venga giocato durante le qualificazioni, con un numero ridotto di coppie partecipanti.

Errani e Vavassori hanno descritto questa scelta come una “pseudo esibizione incentrata solo sull’intrattenimento e lo spettacolo”, criticando la mancanza di consultazione con i giocatori. “Una decisione presa senza consultare nessuno, che non possiamo fare altro che accettare”, hanno aggiunto, evidenziando come questa modifica rappresenti una profonda ingiustizia nei confronti di un’intera categoria di atleti.

Un appello alla tradizione

I due atleti hanno lanciato un appello affinché il tennis non venga ridotto a una mera questione commerciale. “Mettere i soldi sopra il tennis non è mai una buona idea”, hanno affermato, sottolineando l’importanza di preservare i valori sportivi. Errani e Vavassori sperano che questa decisione rimanga un caso isolato e che in futuro non si ripetano simili scelte. La loro lettera rappresenta un forte richiamo alla tradizione del tennis e alla necessità di rispettare la storia di uno sport che ha regalato momenti indimenticabili a milioni di appassionati in tutto il mondo.

“È inaccettabile che un gruppo di 40 o 60 membri possa formare una divisione sociale.”

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